Perché è importante trattare le cicatrici?

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L’importanza del trattamento osteopatico nelle cicatrici

Le cicatrici sono un elemento ricorrente nella vita delle persone. Ogni anno, infatti, diversi milioni di pazienti sviluppano cicatrici e in circa la metà di questi l’insorgenza viene attribuita agli interventi chirurgici

Risulta perciò fondamentale per gli osteopati comprendere le diversi fasi di guarigione del tessuto leso, le caratteristiche anatomico-fisiologiche del processo di riparazione tissutale, le diverse complicazioni che possono insorgere, le intrinseche connessioni con il sistema corporeo ed essere consapevoli dell’applicazione dei diversi approcci manipolativi osteopatici.

Inoltre, uno degli aspetti principali da considerare nella gestione delle cicatrici è comprendere che la cute è un organo, e come qualsiasi altro sistema, possiede diverse funzioni e collegamenti con il sistema nervoso centrale e periferico, diventando un tessuto compartecipe dell’adattamento generale del corpo umano nella sua globalità. La cute ha la capacità di generare sostanze che gli permettono di comunicare e relazionarsi con altre parti del corpo, anche distanti, attraverso il fenomeno della meccanotrasduzione (ovvero la risposta chimico-biologica e metabolica alla tensione). Ciò implica che, nel momento in cui la continuità del tessuto connettivo o i diversi processi di guarigione sono alterati, possono insorgere anche sintomi non necessariamente cutanei o locoregionali (Bordoni e Zanier, 2014).

Perché le cicatrici possono essere causa di mal di schiena e dolori articolari?

Studi, ad esempio, hanno dimostrato come le cicatrici possono provocare, oltre al dolore nell’area cicatriziale stessa, dolore al rachide, agli arti e alle spalle (Lewit e Olsanska, 2004, Kobesova et al., 2007). Questo si può comprendere bene da alcuni esempi riportati nello studio di Bordoni e Zanier, dove venivano analizzate le diverse connessioni anatomiche trai il sito di localizzazione della cicatrice, come ad esempio la caviglia, e l’insorgenza del dolore in sede distanti, come il dolore al rachide dorso-lombare.

Partendo dalle evidenze di alcuni studi che dimostrano che le cicatrici e le aderenze localizzate alla caviglia possono alterare la dinamica del passo e la corretta distribuzione dei carichi, Bordoni e Zanier ipotizzano la possibile insorgenza di una disfunzione vertebrale a livello metamerico, disfunzione attribuita ad una alterazione delle afferenze inviate al sistema nervoso centrale, con conseguente alterazione delle efferenze di ritorno alla caviglia e a tutto il sistema motorio, che si traduce in una sintomatologia dolorosa, a causa di un aumento anomalo del tono muscolare e di carichi non correttamente distribuiti, con conseguente alterazione posturale.

Un’altra possibile causa del dolore lombare, spiegato in questo studio attraverso il modello neurologico, è data dall’intrappolamento del nervo peroneo. Questo deriva dal nervo sciatico, il quale, data la presenza delle aderenze create dal tessuto cicatriziale, presenta un’alterata capacità di scorrimento attraverso i tessuti, portando a stirare e comprimere la radice del nervo sciatico, causando irritazione, infiammazione e dolore.

Effettuando invece un ragionamento clinico osteopatico attraverso il modello biomeccanico viene analizzata la connessione tra la fascia glutea, la fascia femorale e la fascia tibiale, la quale coinvolge tibia e perone fino d avvolgere l’intero piede.

La connessione tra la cicatrice presente a livello della caviglia e l’insorgenza del dolore lombare viene spiegata in questo caso attraverso il muscolo grande gluteo. Questo, infatti, viene avvolto sia dalla fascia toraco-lombare sia dalla fascia degli arti inferiori. In tal caso nello studio viene ipotizzato che la presenza di aderenze, restrizioni di mobilità, presente nella fascia degli arti inferiore viene trasmessa alla fascia toraco-lombare con conseguente insorgenza di lombalgia o disfunzioni dei cingoli scapolari. Tutto ciò può portare inoltre ad una restrizione di mobilità del tratto dorso-lombare e del diaframma toracico.

Quali risultati si possono ottenere attraverso la terapia manuale e come l’osteopatia può agire in presenza di tessuto cicatriziale?

Nonostante si parli spesso dell’importanza del trattamento delle cicatrici, si prende poco in considerazione l’effetto della terapia manuale e, in particolare dell’osteopatia, attraverso prove scientifiche sulle stesse. A tal proposito, alcune delle tecniche manuali applicate al tessuto cicatriziale hanno creato diverse prove a sostegno della terapia manuale. I risultai clinici mostrano una migliore mobilità, una riduzione del dolore così come un miglioramento dell’aspetto delle cicatrici.
La revisione sistematica condotta da Shin e colleghi ha rivelato che la terapia manuale applicata alle cicatrici chirurgiche porta ad un sostanziale miglioramento nella Patient and Observer Assessment Scale (POSAS), o sull’aspetto della cicatrice. In questo studio venivano utilizzate tecniche diverse e mancavano di misurazioni oggettive standardizzate, tuttavia, non stati analizzati eventuali alterazioni per quanto riguarda il dolore. A tal proposito in uno studio in cui è stata eseguita una mobilizzazione manuale del tessuto cicatriziale, comparso in seguito ad un’appendicectomia, hanno ottenuto benefici immediati sul dolore riferito al quadrante inferiore addominale, in zona inguinale e lombare (Kobesova A. et al. 2007). Risultati simili sono stati ottenuti in altri 2 studi per quanto riguarda il dolore cronico dopo intervento chirurgico addominale e precedentemente in un altro studio effettuato nel 2003, dimostrando buoni risultati sulla dolorabilità della cicatrice post-operatoria, ottenendo un rilascio del tono muscolare all’interno del cingolo scapolare e un miglioramento della sensazione generale del paziente, immediatamente dopo la terapia e dopo 1 mese di follow-up. Tuttavia, anche se la maggior parte degli osteopati si avvalgono comunemente di diversi approcci, c’è poca letteratura sulle tecniche utilizzate.

Seguendo i principi dell’osteopatia, la sola terapia manuale è sufficiente nel trattamento dei pazienti che presentano cicatrici?

Come accennato in precedenza la cute è connessa, sia in modo afferente che efferente, all’intero sistema corporeo, a tutti i sistemi, comprese le emozioni. L’osteopatia considera sempre la mente ed il corpo come due cose che non possono essere disgiunte. Per questo, anche con le cicatrici, si fa sempre riferimento alla persona nel suo complesso e non soltanto alla zona in cui si è formato il tessuto cicatriziale. È stato analizzato in precedenza come il risultato finale del processo di riparazione tissutale possa influenzare mobilità, postura, provocare dolore e disabilità alle persone, tuttavia, non bisogna dimenticarsi che la cicatrice può essere associata ad una serie di disagi legati alla sfera psicologica. L’estetica delle cicatrici può avere anche un’influenza negativa sui fattori psicosociali. Molti pazienti, infatti, mostrano insoddisfazione dell’aspetto delle cicatrici, inoltre, soffrono di ansia e percepiscono che la presenza delle cicatrici interferisce con le attività della vita quotidiana (Ngaage M. et al, 2018).

Altri studi hanno trovato una correlazione tra cicatrici e depressione (Roh YS et al., 2012; Hellgren EM et al., 2013).

Lo stress psicologico deve essere riconosciuto come un fattore di rischio per l’insorgenza di cheloidi in pazienti che hanno subito un intervento chirurgico. È stato dimostrato, infatti, come diversi meccanismi legati allo stress, come l’isolamento sociale, possono influenzare la guarigione delle ferite (Pyter LM et al., 2014).

Bibliografia:

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Hellgren EM, Lagergren P, Larsson AC, Schandl AR, Sackey PV “Body image and psychological outcome after severe skin and soft tissue infection requiring intensive care” – Acta Anaesthesiol Scand. 2013 Feb;57(2):220-8. doi: 10.1111/aas.12015. Epub 2012 Nov 21.

Kobesova A, Morris CE, Lewit K, Safarova M “Twenty-year-old pathogenic “active” postsurgical scar: a case study of a patient with persistent right lower quadrant pain” – Journal of Manipulative Physiologic Therapy 2007 Mar-Apr;30(3):234-8. doi: 10.1016/j.jmpt.2007.01.005.

Longaker MT “Regenerative medicine: a surgeon’s perspective” – J Pediatr Surg. 2010 Jan;45(1):11-7; discussion 17-8. doi: 10.1016/j.jpedsurg.2009.10.004.

Ngaage, M, Agius M “The psychology of scars: A mini-review” – Psychiatr Danub. 2018 Nov;30(Suppl 7):633-638.

Post-White J, Kinney ME, Savic K, Gau JB, Wilcox C & Lerner I “Therapeutic massage and healing touch improve symptoms in cancer” – Integrative Cancer Therapies 2003 Dec;2(4):332-44. doi: 10.1177/1534735403259064.

Roh YS, Chung HS, Kwon B, Kim G. “Association between depression, patient scar assessment and burn-specific health in hospitalized burn patients” – Burns. 2012 Jun;38(4):506-12. doi: 10.1016/j.burns.2011.12.027.

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Wasserman JB, Copeland M, Upp M, Massery M, Marcoux B, Abraham K “Effect of soft tissue mobilization techniques on pain and function in the abdomen: a Systematic Review” – J Bodyw Mov Ther. 2019 Apr;23(2):262-269. doi: 10.1016/j.jbmt.2018.06.004. Epub 2018 Jun 28.

Wilk I, Kurpas D, Mroczek B, Andrzejewski W, Okre ̨glicka-Forysiak E, Krawiecka-Jaworska E, Kassolik K “Application of tensegrity massage to relive complications after mastectomy e case report” – Rehabil Nurs. 2015 Sep-Oct;40(5):294-304. doi: 10.1002/rnj.142.

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Dott. GIACOMOMAMBERTO

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